Calais
Calais: una Giungla costruita sulla sabbia.
Testo di Mara Scampoli e Mattia Alunni Cardinali
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Al nostro arrivo Calais ci accoglie subito senza cerimonie. Per chi arriva dal Regno Unito l'importanza della situazione si delinea già dall'uscita degli arrivi dei traghetti percorrendo il labirinto di asfalto che conduce all'uscita del porto. La nuovissima e candida recinzione alta quattro metri e sormontata da filo spinato non abbandona mai la cornice del finestrino dell'auto, mentre di tanto in tanto poliziotti armati e in assetto antisommossa sfilano veloci ai lati della strada. Il vento che viene dal mare spazza senza tregua la larga distesa di Silicio che si estende a perdita d'occhio lungo il litorale Francese. Mentre il sole tramonta dietro la Gran Bretagna, una sottile e sbiadita ombra che fa capolino lungo la linea dell'orizzonte, sulla spiaggia gli ultimi bagnanti si affrettano a raccogliere le loro cose per andare a godersi la loro razione quotidiana di moules in uno dei tipici ristoranti sul lungomare. All'interno del paese i pochi edifici storici della città sono stati assorbiti dall'architettura popolare degli anni '60, che però non è riuscita a mantenere Calais al passo con i tempi, facendola diventare ormai una meta di seconda scelta per i turisti all'ultimo grido.